Come le Smart City possono cambiare la vita collettiva
L’espressione Smart City, nata nel campo ICT (Information and Communication Technology), chiama in causa modelli di città digitale realizzati tramite una rete di diffusione e circolazione delle informazioni. Attraverso le suddette reti, ci si pone come obiettivo la gestione più efficiente di aspetti quali il trasporto pubblico, la filiera dei rifiuti, la distribuzione di energia.
L’impatto di questo paradigma sulla vita collettiva si è visto soprattutto negli USA e in Canada dove, grazie ad approfonditi studi, è stato possibile definire il modello di città intelligente considerando anche la coesione sociale e senza mai dimenticare la tecnologia come cardine per la crescita del processo.
Anche nel Vecchio Continente si parla molto di Smart City. Questa voce ha non a caso trovato posto nell’Agenda Europea 2020. Nel caso specifico dell’Italia, si dedica attenzione al tema della città intelligente nell’ambito dell’Agenda Digitale.
L‘importanza delle banche dati
La realizzazione della Smart City è un processo molto complesso che, per essere efficace ed efficiente, richiede una conoscenza profonda delle realtà locali e dei bisogni dei cittadini. Fondamentale è anche essere sul pezzo in merito alle criticità e alle opportunità dei servizi. Bisogna quindi stilare un piano strategico che ha il suo cuore pulsante nelle Banche Dati.
Secondo il Decreto Legislativo 196/03 (il Codice Privacy), con la suddetta espressione si chiamano in causa complessi organizzati di dati personali, che possono essere ripartiti in più unità dislocate a loro volta in diversi siti. Gestendo in maniera accurata questi dati e integrandoli con le informazioni provenienti da Comuni, Camere di Commercio e aziende di servizi, è possibile massimizzare le risorse disponibili e mettere a punto interventi precisi e in grado di creare un vero e proprio sviluppo sostenibile.
Il quadro italiano
In Italia non mancano esempi di concretizzazione di questo approccio. Da citare al proposito sono città come Torino, Trento, Trieste, Firenze e Genova. Degno di nota è anche il caso di Bologna, che ha ufficializzato un’alleanza tra mondo accademico, Università, impresa e PA, con lo scopo finale di affrontare problematiche di natura urbana e sociale attraverso la tecnologia.
Questa è la mission del progetto Bologna Smart City, che si concentra in particolare su ambiti operativi quali la tutela del territorio, il Cloud & Crowd (raccolta di informazioni sui contenuti e i servizi offerti da PA e imprese), la rete di comunicazioni intelligenti, la mobilità sostenibile e la sicurezza nei quartieri. Tra i punti che verranno toccati a livello operativo sono presenti infine anche la sanità, il welfare, il mondo educativo e l’istruzione tecnica.
Come cambieranno le nostre vite
Il paradigma della Smart City si propone quindi di cambiare in meglio la vita di cittadini e imprese grazie a un utilizzo intelligente dei dati. Per capire a fondo questo scenario bisogno ricordare che l’informazione assume un valore specifico e che la sua distruzione o alterazione può essere dannosa per la collettività.
Fondamentale è non trascurare la tutela dei dati personali. Ai fini della creazione di città sempre più intelligenti, è infatti richiesta agli utenti una partecipazione che si traduce in una parziale rinuncia alla sfera di riservatezza.
Dal momento che il Diritto alla Riservatezza è annoverato tra quelli inviolabili ed è anche citato nella Costituzione (articolo 2), si pone la necessità di trovare una quadra tra le innovazioni della Smart City e l’inviolabilità della privacy dei cittadini che popolano i vari contesti urbani. Alla tecnologia viene quindi presentata una sfida di grande portata, ossia quella di armonizzarsi a valori socialmente riconosciuti.