L’Internet of Things in Italia: una rivoluzione in divenire
Negli ultimi anni, l’Internet of Things in Italia ha acquisito una crescente rilevanza per l’economia e la società, configurandosi come una delle tecnologie più strategiche lato trasformazione digitale del Paese. Ogni oggetto connesso diventa un nodo di una rete intelligente, in grado di raccogliere dati, interagire con altri dispositivi e generare valore in numerosi contesti (dall’industria alla mobilità, passando pure per l’ambiente domestico e le città).
Nel 2024 il mercato italiano dell’IoT ha raggiunto un valore prossimo ai 10 miliardi di euro, con un numero di oggetti connessi che ha superato quota 150 milioni (questo significa che, mediamente, ogni cittadino dispone di più di due dispositivi IoT attivi). Tale penetrazione dimostra un’attitudine maggiore al consumo e all’utilizzo di tecnologie intelligenti, ma anche la necessità di affrontare nuove sfide per mantenere un trend di sviluppo sostenibile.
I settori trainanti del mercato
Il panorama IoT italiano è molto variegato, con diversi comparti industriali e sociali che trainano la crescita. Tra i settori più rilevanti, quello dell’automotive connessa rappresenta una voce importante in termini di valore economico. Le automobili moderne (dotate di sensori, connettività 4G/5G, localizzazione GPS e sistemi predittivi di manutenzione) costituiscono ormai lo standard nelle nuove immatricolazioni. Ciò ha portato a una diffusione capillare di soluzioni IoT integrate nei veicoli, sia per finalità di sicurezza, sia per servizi avanzati rivolti al guidatore.
Un altro comparto in forte espansione è quello delle utility, in particolare lo smart metering. I contatori intelligenti di gas, acqua ed energia consentono, oltre alla telelettura, pure l’ottimizzazione del consumo e l’identificazione di guasti in tempo reale. La spinta verso la digitalizzazione delle reti energetiche si inserisce nel più ampio contesto della sostenibilità ambientale, promuovendo un uso efficiente delle risorse.
Anche l’ambito dello smart building registra un andamento positivo. In molti edifici (residenziali e aziendali) sono in aumento le installazioni di impianti connessi per la gestione della climatizzazione, della sicurezza, dell’illuminazione e dell’efficienza energetica. L’automazione degli ambienti costruiti e una maggiore consapevolezza sul risparmio energetico incentivano la diffusione di tali tecnologie.
Nel mondo industriale, la smart factory si afferma come uno degli scenari chiave. Le imprese manifatturiere (in primis quelle di grandi dimensioni) hanno avviato numerosi progetti basati su IoT per monitorare la produzione, prevenire guasti, migliorare la logistica interna e favorire l’interazione tra macchinari in ottica 4.0. Ciò nonostante, la diffusione sembra meno marcata tra quelle imprese di dimensioni medio – piccole, spesso frenate da costi, complessità tecniche e scarsa disponibilità di competenze specialistiche.
Le smart city completano il quadro, con una crescente attenzione all’illuminazione pubblica intelligente, alla gestione dei rifiuti, alla mobilità sostenibile e al monitoraggio ambientale. Vari comuni italiani hanno già implementato almeno un progetto di questo tipo, contribuendo a migliorare la qualità della vita urbana e a ridurre l’impatto ambientale.
L’Internet of Things in Italia nella vita quotidiana: la casa intelligente
Sul fronte consumer, la casa intelligente funge da uno dei mercati più dinamici. Dispositivi tipo i termostati intelligenti, le videocamere di sorveglianza Wi-Fi, gli assistenti vocali e i sensori per la domotica si stanno diffondendo rapidamente, trasformando le abitazioni in spazi sempre più automatizzati e controllabili da remoto.
Questa tendenza è alimentata da una maggiore familiarità dei cittadini con le tecnologie digitali e dal desiderio di avere comfort, sicurezza e controllo dei consumi. Se oggi una quota significativa della popolazione italiana possiede almeno un oggetto smart, significa che l’IoT ha superato la fase pionieristica ed è entrato stabilmente nella quotidianità.
Le difficoltà del piano Transizione 5.0
Nonostante il quadro positivo, emergono alcuni ostacoli strutturali. Uno dei principali riguarda la lenta attuazione del Piano Transizione 5.0, pensato per incentivare l’adozione di tecnologie digitali ed ecocompatibili nel tessuto produttivo nazionale.
Tale piano dovrebbe rappresentare il naturale proseguimento del precedente (Transizione 4.0), con una maggiore enfasi sulla sostenibilità e sull’integrazione tra IoT, intelligenza artificiale ed energie rinnovabili.
Tuttavia, a oggi, la quantità di risorse effettivamente prenotate dalle imprese sotto forma di crediti d’imposta risulta ancora marginale rispetto alla dotazione complessiva. Le ragioni di questa partenza a rilento sono molteplici:
- scarsa chiarezza normativa;
- difficoltà nel comprendere i requisiti tecnici richiesti;
- e un generale rallentamento degli investimenti da parte delle PMI.
Molte imprese hanno dimostrato di essere sensibili agli incentivi, che in passato hanno svolto un ruolo cruciale nell’attivazione di progetti Internet of Things in Italia. L’assenza di una spinta fiscale chiara e continuativa rischia di rallentare ulteriormente l’innovazione industriale, proprio in un momento in cui la competitività richiede maggiore velocità di reazione e capacità di adattamento tecnologico.
L’integrazione con l’intelligenza artificiale: un potenziale ancora inespresso
Uno dei maggiori potenziali trasformativi dell’IoT risiede nella sua integrazione con l’intelligenza artificiale. L’unione di dispositivi connessi e algoritmi intelligenti permette, non solo la raccolta, ma anche l’interpretazione e l’uso predittivo dei dati. In ambito industriale, ciò si traduce nella possibilità di ottimizzare i processi produttivi, prevedere malfunzionamenti, personalizzare l’offerta e ridurre gli sprechi.
Nel contesto urbano, AI e IoT possono cooperare per regolare il traffico in tempo reale, migliorare la sicurezza pubblica, ottimizzare i consumi energetici degli edifici e molto altro. Tuttavia, questa sinergia è ancora poco esplorata nella realtà italiana. Le imprese spesso si fermano al primo livello di digitalizzazione, implementando soluzioni IoT senza sfruttare a pieno le capacità analitiche dell’intelligenza artificiale.
Per sbloccare questo potenziale, serve un ecosistema favorevole, che includa investimenti mirati, formazione specifica, interoperabilità tra sistemi e una governance dei dati chiara e sicura. La combinazione di AI e IoT può rappresentare la chiave per una nuova generazione di servizi smart, sostenibili e personalizzati.
Le tecnologie abilitanti: LPWA e 5G in primis
La connettività rappresenta il fondamento tecnico dell’IoT. Senza reti affidabili, scalabili e a basso consumo, la diffusione dei dispositivi connessi risulterebbe impossibile. In Italia, negli ultimi anni, si è assistito a un’espansione delle connessioni IoT su rete cellulare, ma anche alla crescita di tecnologie alternative come le LPWA (Low Power Wide Area), che permettono la comunicazione su ampie distanze con un consumo energetico ridotto.
Il 5G (sebbene non ancora completamente distribuito su scala nazionale) offre promettenti capacità in termini di latenza ridotta e densità di connessioni, ideali per scenari industriali complessi, veicoli autonomi e robotica connessa. L’infrastruttura di rete diventerà sempre più un fattore competitivo per lo sviluppo di servizi intelligenti e per la trasformazione dei settori produttivi.
Prospettive future: sbloccare il potenziale dell’IoT italiano
Guardando al futuro, l’Internet of Things in Italia ha bisogno di uno slancio coordinato per superare gli attuali limiti e cogliere del tutto le opportunità della digitalizzazione. È fondamentale sostenere la domanda tecnologica da parte delle imprese, in particolare di quelle piccole e medie, che rappresentano la spina dorsale dell’economia nazionale.
Serve per cominciare una strategia chiara e condivisa, che coinvolga pubblico e privato, con obiettivi concreti e risorse adeguate. La promozione di ecosistemi locali per l’innovazione, la semplificazione normativa e il rafforzamento delle competenze digitali sono elementi imprescindibili.
Inoltre, la diffusione di una cultura della sostenibilità e la valorizzazione dei dati raccolti dai dispositivi intelligenti possono rendere l’IoT uno strumento chiave per affrontare le sfide ambientali, sociali ed economiche dei prossimi anni. Il percorso è avviato, ma il salto di qualità richiede visione, collaborazione e coraggio.