Glide, Parte IV: il circuito frigorifero
In questo quarto e ultimo articolo tecnico incentrato sul glide, analizziamo ancora una volta i risvolti pratici di questo fenomeno, focalizzandoci principalmente sul movimento del fluido lungo il circuito frigorifero.
Un ulteriore problema da considerare, conseguentemente all’impiego di miscele zeotropiche, si manifesta allorché si dia modo al fluido liquido di accumularsi lungo l’impianto frigorifero, come ad esempio nei separatori e nei raccoglitori di liquido. Il rischio è costituito dalla possibile variazione di composizione del fluido lungo il circuito (frazionamento) e l’impossibilità di prevederne le ripercussioni sulle performance del ciclo, che opera, di fatto, con fluidi differenti agli organi di scambio termico. Per evitare, ovvero mitigare il problema si dovrebbe mantenere sempre in movimento il fluido, evitando punti di ristagno del condensato, scenario questo che vedrebbe penalizzati gli evaporatori allagati nell’impiego di fluidi frigorigeni con rilevanti valori di glide.
In aggiunta, va menzionato il fatto che una perdita di carica dal circuito frigorifero, quando abbia luogo in un componente ove il fluido è presente allo stato bifase (evaporatore, condensatore, separatore, raccoglitore di liquido, linea a valle dell’organo di laminazione) causa una variazione di composizione della carica residua nel circuito, dipendente da quale fase è coinvolta nella perdita. Tale circostanza imporrebbe in linea di principio che il successivo rabbocco del circuito fosse effettuato con fluido di composizione complementare a quella residua nel circuito, in modo da ripristinarne la composizione ideale di carica. È evidente che questa procedura risulti obiettivamente di difficile realizzazione pratica. Il cambiamento di composizione provoca, oltre che variazioni nella resa frigorifera e nelle condizioni operative del circuito, anche una perdita di taratura della valvola di laminazione, se del tipo termostatico, poiché induce una alterazione del legame tra temperatura di rugiada e la pressione del fluido, sul quale si basa, per l’appunto il principio di funzionamento delle valvole termostatiche.
Francesco Viola, Ingegnere Termotecnico
