Black Friday e inquinamento: incredibile ma vero
L’inquinamento legato al Black Friday sta raggiungendo cifre record (in senso negativo). Sono sempre di più le persone che durante questa “festa dei saldi” decidono di spendere il proprio denaro online, senza pensare al grave impatto che tale scelta può avere sull’ambiente.
La possibilità di evitare le interminabili code nei tradizionali retail e la comodità di poter restituire la merce, sono due motivazioni più che sufficienti per far salire alle stelle le vendite via e-commerce. Non è solo il periodo dei saldi a essere dannoso, ma si tratta di una realtà sempre più concreta anche durante il resto dell’anno.
Perché il Black Friday inquina
Molte persone non si fermano a riflettere su quanto inquinamento viene prodotto comprando online. Nella settimana del Black Friday in particolare, quando gli e-commerce mettono in offerta tantissimi prodotti, vi è un aumento delle vendite esponenziale.
Uno dei maggiori danni per l’ambiente è causato dal massiccio impiego di mezzi su strada e aerei, le cui emissioni contribuiscono a generare più smog di quanto un’intera metropoli ne emetterebbe in un anno.
A questo vanno poi aggiunti la plastica utilizzata per gli imballaggi e i cartoni che contengono la merce (che difficilmente vengono riciclati). Insomma, basta pensarci qualche istante per comprendere quanto impattante possa essere il fenomeno dell’acquisto compulsivo online.
I resi del Black Friday inquinano
Da qualche tempo, i negozi online hanno introdotto la possibilità di restituire la merce entro un periodo predeterminato, senza alcun costo aggiuntivo per il cliente. Questa opzione (che ha aumentato le percentuali di vendita di oltre il 457%) è ormai imprescindibile, ma genera anch’essa molto inquinamento.
Si stima che nel 2020 i resi degli Stati Uniti raggiungeranno il valore di 550 miliardi di dollari. Una cifra impressionante che, però, ci fornisce un dato ancora peggiore sull’ulteriore crescita della quantità di imballaggi ed emissioni.
Questi valori salgono durante il Black Friday, portando l’inquinamento a toccare picchi altissimi. Stando a quanto rilevato, sembra che oltre il 15-30% della merce acquistata durante il periodo di saldi (in particolare capi di vestiario) venga restituita dai clienti.
Rispedire un pacco significa (nella maggior parte dei casi) richiamare il corriere, facendogli fare il doppio della strada. Le emissioni sono tuttavia solo la punta di un iceberg molto più profondo, soprattutto se si considera che buona parte dei resi costituisce anche un danno economico per le aziende (che tendenzialmente finiscono per buttare o dare in beneficenza ciò che viene restituito).
Come combattere l’inquinamento da Black Friday
Si stanno cercando diverse soluzione per mettere un freno all’inquinamento legato al Black Friday (e più in generale agli acquisti online). Educare i clienti a compiere acquisti più consapevoli è una di queste, però richiede diverso tempo.
Nell’immediato è la tecnologia a poter fare la differenza. Oltre all’impiego di mezzi elettrici o ibridi dalle ridotte emissioni, alcune aziende stanno lavorando per rendere più accessibili gli acquisti intelligenti.
Una delle idee più interessanti è costituita dall’assistente via chat, che riesce a consigliare i clienti come farebbe una commessa in un negozio fisico. A questa si sommano ricerche sui dati d’acquisto compiute da analisti esperti, che possono aiutare l’azienda a migliorare le informazioni sui prodotti rendendole più chiare.
Non meno importanti sono i progressi effettuati da alcuni team di ricercatori indiani, che stanno ottimizzando un’intelligenza artificiale in grado di prevedere un reso con una stima precisa all’83%.
