Limitazioni del Design Thinking e possibili evoluzioni
Il Design Thinking è un approccio di tipo problem-solving, che si basa sulle pratiche utilizzate dai designer per risolvere i problemi in modo creativo e innovativo. Nella vasta gamma di situazioni in cui è possibile applicare questa particolare soluzione rientrano la progettazione di prodotti e servizi, l’ideazione di strategie aziendali o la formazione del personale.
Ciò che contraddistingue il suddetto approccio è la centralità degli utenti finali e i risultati da esso derivanti hanno lo scopo principale di comprendere esigenze, riconoscere desideri e tracciare comportamenti. Nonostante siano oltre 20 anni che le aziende sfruttano le potenzialità di tale sistema, oggi i suoi limiti iniziano tuttavia a essere percepiti come troppo restrittivi.
Come funziona il Design Thinking?
Un aspetto cruciale del Design Thinking è la mentalità aperta e sperimentale che promuove. Invece di cercare una soluzione definitiva sin dall’inizio, incoraggia il fallimento rapido e l’apprendimento iterativo. In buona sostanza, si tratta di un processo non lineare, che permette di scoprire e affrontare nuove sfide durante l’intero percorso.
Per comprendere il suo funzionamento nel dettaglio, è in primis necessario conoscere la rilevanza del pensiero analitico e di quello intuitivo, i quali, combinati all’empatia, alla creatività e alla razionalità, riescono a formulare soluzioni efficaci e fuori dagli schemi. Nello stesso si possono identificare cinque fasi principali:
- empatia: il team si immerge nel contesto del problema, cercando di cogliere le esigenze degli utenti finali. Si svolgono interviste, si conducono osservazioni e si cercano insights per ottenere una comprensione approfondita;
- definizione: le informazioni raccolte vengono poi sintetizzate per definire il problema in modo chiaro e focalizzato. Si originano quindi le cosiddette “challenge statements”, che aiutano a guidare il successivo processo di ideazione;
- ideazione: le idee iniziano a essere generate in modo creativo e senza limitazioni. L’obiettivo è produrne il più alto numero possibile, senza giudicarle o valutarle inizialmente;
- prototipazione: le idee selezionate vengono trasformate in prototipi tangibili. I prototipi possono essere di diversi tipi, ad esempio fisici, mockup digitali o anche sceneggiature e storyboard;
- test: i prototipi sono sottoposti a test e valutazioni degli utenti finali. Il che aiuta a raccogliere feedback – osservazioni per valutare l’efficacia e l’usabilità della soluzione proposta.
Il Future Thinking per superare i limiti
Come si è visto, il Design Thinking è un approccio piuttosto interessante nella metodologia di risoluzione dei problemi, ma purtroppo ciò che lo rende unico è anche quello che ne limita le potenzialità.
Dopo svariati anni di utilizzo, infatti, le aziende stanno iniziando a comprendere sia che lo stesso non è l’ideale per la promozione di grandi cambiamenti (come invece il business odierno richiede), sia che lo userismo (ovvero, un’eccessiva focalizzazione sull’utente) è fin troppo diffuso.
Per contrastare questa stagnazione, si stanno promuovendo corsi formativi dedicati al Future Thinking: un nuovo modo di risolvere i problemi, che si concentra sull’esplorazione e l’anticipazione di possibili scenari futuri, utili a influenzare le decisioni e le azioni nel presente.
Per formulare le suddette anticipazioni si fa affidamento su metodologie e strumenti tipo l’analisi dei trend attuali o l’osservazione dei cambiamenti sociali, tecnologici ed economici. Grazie a tali dati è possibile fare diverse proiezioni, che aiutano l’azienda a valutare il percorso migliore da seguire, liberandosi così dei vincoli imposti dal Design Thinking.