Il Global Climate 2011 – 2020 fornisce un preoccupante quadro sul cambiamento climatico
Nel corso della COP28 (30 novembre – 13 dicembre 2023) è stato presentato il rapporto Global Climate 2011 – 2020: A Dacade of Acceleration, che ha esaminato nel dettaglio il progressivo aumento del cambiamento climatico, verificatosi nell’ultimo decennio.
Il documento è stato redatto dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) e al suo interno sono presenti un’attenta analisi delle temperature annuali, nonché una disamina sulla riduzione dei ghiacciai.
Da quanto si apprende leggendo lo stesso, la situazione sarebbe così preoccupante che, se non verranno presi al più presto dei provvedimenti adeguati, l’intero pianeta cadrà in un baratro dal quale non avrà alcuna possibilità di uscire.
I principali temi trattati nel rapporto sul clima
Nel rapporto Global Climate 2011 – 2020 viene messo nero su bianco il progressivo aumento delle temperature che, a partire dagli anni ’90, non hanno mai smesso di crescere. Come anticipato, ciò ha portato una significativa perdita di ghiacciai in tutto il mondo, con un conseguente incremento del livello dei mari.
Secondo gli esperti, tali disequilibri sarebbero in buona parte responsabili della formazione dei sempre più numerosi eventi meteorologici estremi, che nell’ultimo decennio hanno flagellato diverse aree del globo. Si parla di veri e propri shock climatici, la cui prosecuzione porterà serie ripercussioni su aspetti tipo:
- la sostenibilità;
- la sicurezza alimentare;
- gli spostamenti;
- le migrazioni.
Il testo (che è piuttosto completo nella presentazione dei dati raccolti nel decennio osservato) attribuisce gran parte della responsabilità dell’attuale situazione al quantitativo di emissioni di gas serra derivanti dalle attività umane. I punti chiave del documento forniscono le seguenti informazioni:
- dal 2011 al 2020 c’è stato il periodo più caldo di sempre, con il record negativo di sostanze nocive rilasciate nell’atmosfera;
- nei 10.000 anni antecedenti l’era industriale, i livelli di CO2 atmosferica sono rimasti pressoché costanti ma, a partire dalla metà del XIX secolo, tali valori hanno subito un’impennata di circa il 50% per via della deforestazione, del massiccio uso di combustibili fossili e dello sfruttamento del suolo;
- anche gli oceani presentano preoccupanti segni di surriscaldamento, poiché (come confermato dai dati) circa il 90% del calore accumulato dalla Terra viene immagazzinato proprio negli stessi. Inoltre, la presenza di anidride carbonica nelle profondità marine acidifica le acque e sconvolge i delicati equilibri della vita sottomarina;
- la superficie dei ghiacciai si è in questo lasso di tempo assottigliata di circa 1 metro all’anno, portando conseguenze serie, non solo per l’ambiente, ma anche per quell’approvvigionamento idrico che (nel lungo periodo) diverrà sempre più complesso.
Nonostante il fatto che una drastica riduzione delle emissioni permetterebbe (almeno a livello teorico) di stabilizzare il clima, i valori degli inquinanti osservati oggi continuano ad aumentare, invece di diminuire. E ciò non può far altro che accrescere il pessimismo nei confronti di una possibile risoluzione al problema.
Il Global Climate 2011 – 2020 porta anche qualche buona notizia
A prescindere dal preoccupante quadro presentato durante il Global Climate 2011 – 2020, non è comunque mancata anche la presenza di qualche buona notizia: nel lasso di tempo preso in esame, infatti, la quantità di sostanze chimiche responsabili dell’impoverimento dell’ozono immesse in atmosfera è diminuita considerevolmente.
Sono inoltre stati elogiati i progressi ottenuti con la previsione degli eventi climatici estremi. L’impegno dei ricercatori e la creazione di sistemi di allerta molto più all’avanguardia hanno consentito di salvare migliaia di vite umane, riducendo di fatto il numero di vittime derivanti da tali disastri.
Notevoli anche gli investimenti economici delle Nazioni per raggiungere gli obiettivi climatici, che nel decennio 2011 – 2020 sono all’incirca raddoppiati (in merito a ciò, però, va tuttavia chiarito che per avere dei risultati tangibili i suddetti finanziamenti dovrebbero moltiplicarsi di almeno sette volte entro il 2030).