4K, 8K, 16K, ma quanto servono? E quando ci fermeremo?
Di risoluzione 4K e di parametri anche superiori si parla spesso quando si discute di camere digitali. Le cifre in questione vanno però analizzate con buonsenso, dal momento che non sempre sono sinonimo di un effettivo salto di qualità del dispositivo. Quando le si nomina si dimentica infatti un dettaglio fondamentale, ossia il fatto che l’occhio umano ha dei limiti fisiologici. Siamo persone e non aquile. Inoltre è bene specificare che, a causa dell’utilizzo sempre più pervasivo di smartphone e tablet, l’essere umano è destinato a perdere l’efficienza della visione a distanza.
Contenuti in 8K: ecco quando diventeranno realtà
Da diverso tempo a questa parte, si parla sempre più assiduamente del successore della risoluzione 4K, standard che rappresenta oggi la norma consolidata soprattutto a livello hardware (ciò è dovuto soprattutto al calo dei prezzi delle TV ultra HD). Il passo successivo alla situazione oggi dominante sarà l‘8K, una modalità di visualizzazione caratterizzata da una risoluzione quattro volte superiore a quella del 4K. Lo sviluppo di contenuti con queste peculiarità è stato fino ad ora portato avanti da broadcaster televisivi e videomaker, dal momento che tale risoluzione permette di zoomare e croppare le immagini senza inficiarne la qualità.
Passando dai contenuti ai device in grado di visualizzarli, è il caso di ricordare che diversi brand hanno già dato vita a prototipi di televisori in grado di restituire una risoluzione in 8K. Per ora è prematuro parlare di un mercato esistente. I pochissimi dispositivi in commercio non sono certo destinati al mercato consumer, ma si rivolgono a settori professionali in cui è necessario utilizzare schermi con una risoluzione elevatissima.
Risoluzione 4K e oltre: gli altri problemi
In merito all’effettiva utilità dei successori della risoluzione 4K, come abbiamo visto c’è molto da dire. I problemi da affrontare vanno ben oltre gli oggettivi limiti della visione umana e comprendono anche lo status quo delle tecnologie della banda larga. Se si considera il caso italiano, si nota che è oggettivamente impossibile veicolare una mole di dati come quella che caratterizza le trasmissioni in 8K. Non a caso si sta attendendo l’introduzione su larga scala del 5G per iniziare a fare piani in merito.
Per ora è possibile effettuare una trasmissione via satellite ma, come sottolineato da diversi esperti del settore tech, con i Codec disponibili oggi è per esempio molto difficile che lo streaming possa arrivare nelle case degli utenti finali.
Tra le altre cause dello scetticismo nei confronti dell’8K è presente anche la percezione delle immagini da parte degli utenti che fruiscono dei contenuti dal divano di casa. In questo caso si torna al discorso dell’efficienza visiva umana che, come già specificato, da una distanza media dallo schermo (siamo intorno ai 3,5 metri) e con un device da 65 pollici non sarebbe in grado di percepire la risoluzione alta.
C’è chi afferma che potrebbe addirittura essere sufficiente uno schermo dalla risoluzione Full HD o al massimo uno caratterizzato da una risoluzione 4K. In poche parole, per apprezzare a pieno la qualità dell’8K bisognerebbe guardare la televisione da molto vicino o avere a disposizione schermi di dimensioni molto grandi, dispositivi che non rispondono certo alle esigenze di un mercato consumer con possibilità di spesa medie e con poco spazio a disposizione in ambito domestico.
L’acquisto di televisori 8K sembra quindi oggettivamente prematuro. Se proprio si ha intenzione di trovare un pretesto si può fare riferimento all’upscaling, processo attraverso il quale il segnale video caratterizzato da un determinato livello di risoluzione viene convertito a una risoluzione maggiore. Grazie al machine learning e all’IA, il processo appena descritto sta diventando sempre più evoluto, permettendo la creazione di immagini con dettagli molto simili a quelli percepiti dall’occhio umano.
